La nostra isola è conosciuta fin dai tempi degli Etruschi e dei Romani, non solo per la ricchezza del sottosuolo e l’estrazione e lavorazione del ferro, ma anche per la produzione di uve pregiate. Plinio il Vecchio, il grande naturalista romano, infatti la definì “insula vini ferax” (isola portatrice di vini) alludendo al fiorente traffico commerciale che si era instaurato nel I secolo d.C. con Roma. Ancora oggi ne sono testimonianza le anfore ritrovate al largo delle nostre coste e conservate in parte nel Museo Archeologico della Linguella.
Ma vediamo nel dettaglio quali tipi di vino vengono prodotti oggi all’isola d’Elba. Di sicuro il più famoso è l’Aleatico Passito dell’Elba, un’eccellenza che si accompagna bene col dessert, un vino dolce “da meditazione”, immortalato nella canzone di Mina “Ma che bontà” del 1977, ma ancor più riconosciuto dal disciplinare DOCG del 17 Maggio 2011 (denominazione di origine controllata e geografica). A tal proposito ogni anno viene celebrato con una festa primaverile ElbAleatico in cui le varie aziende propongono assaggi delle proprie produzioni con il sostegno della locale AIS (Associazione Italiana Sommelier).

Tuttavia i primi vini a fregiarsi di un marchio Doc nel 1967 sono stati in ordine di tempo l’Elba Bianco e l’Elba Rosso. L’Elba bianco doc è composto essenzialmente da Procanico (una varietà di Trebbiano toscano), con l’aggiunta di Biancone, Ansonica e Vermentino, più eventuali altri vitigni toscani a bacca bianca per una percentuale massima del 30%. “Tra i grandi vini” lo classifica Luigi Veronelli. Ha un colore giallo paglierino tenue, asciutto, gradevole, discretamente alcolico. Va servito molto fresco per accompagnarlo col pesce e gli antipasti.

L’Elba rosso doc è composto almeno per il 60% da Sangiovese, un’uva molto diffusa in Toscana dove la si trova declinata anche col nome di Brunello, Morellino ed è la base pure del Chianti. Il restante 40% viene comunque dall’aggiunta dai uve toscane a bacca rossa. All’Elba riesce “un vino caldo e generoso, di un cupo color monsignore” scrive Ugo Ojetti. Assai alcolico, asciutto, con un aroma caratteristico e lievemente amarognolo, può invecchiare diversi anni. Indicato per tutto il pasto in particolare per l’arrosto.

L’altro passito prodotto sull’isola è il Moscato, un vino robusto e generoso di soave e inebriante profumo, di gradevolissimo gusto, e che può altresì essere consumato come aperitivo oppure in accompagnamento dei dolci a fine pasto. Abbiamo poi l’ Ansonica, la bacca bianca per eccellenza quando si parla dell’Elba, dal colore paglierino e l’odore delicato e caratteristico, da cui deriva un vino dal sapore secco ed armonico e la gradazione di 11,5% vol. Infine sempre sull’isola troviamo la produzione del Vermentino o Riminese con delle note delicate leggermente più aromatiche e fruttate, che in questi anni si sta rapidamente diffondendo tra i consumatori. Le percentuali in questo caso prevedono la presenza di Vermentino almeno per l’85% e di altri vitigni a bacca bianca idonei alla coltivazione nella regione Toscana fino ad un massimo del 15%.
Oltre ai vini della tradizione poi ci preme sottolineare l’audace ricerca e sperimentazione portata avanti da Antonio Arrighi con il progetto Nesos in collaborazione col Prof. Attilio Scienza. Il progetto ha previsto il recupero delle tecniche proprie dell’antico modo di produrre il vino dell’isola greca di Chio: introducendo gli acini in delle nasse in mare per facilitarne l’appassimento. In questo caso sono stati usati gli acini dell’Ansonica. Una sperimentazione che si è svolta proprio nel 2019 e di cui vedremo le prime bottiglie proprio quest’anno! Ha avuto grande eco sulla stampa nazionale ed internazionale ed ha portato numerosi riconoscimenti. Tra l’altro da una collaborazione con il regista elbano Stefano Muti è stato prodotto il cortometraggio Vinum Insulae fresco vincitore della ventiseiesima edizione del Festival International Œnovidéo a Marsiglia!
Copertina di Ales Me da Unsplash